Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più, in tutto il mondo occidentale, l’idea che essere molto occupati sia sintomo di una vita piena di successi e soddisfazioni. Una persona che ha molto da fare viene vista come degna di fiducia, necessaria e apprezzata.

Culturalmente, c’è stato un cambiamento nella percezione dello status in quanto oggetti e beni materiali non sono più l’unico indicatore della propria posizione sociale. Essere molto impegnati e non avere tempo libero è spesso considerato il vero segno distintivo, una garanzia di status e autostima, perciò non c’è da stupirsi che alcune persone lo considerino anche un modo per sopportare meglio il dolore della perdita di una persona cara.

Una lunga to do list diventa quasi un rifugio, dove trovare sollievo dai ricordi e dai pensieri più penosi. Secondo gli psicologi però ci sono due modi diversi di usare gli impegni per elaborare meglio il lutto.

Nel primo caso, la persona che sta soffrendo trova un sollievo temporaneo e intermittente. In un certo senso fa una pausa in cui si concentra su altro e per un attimo mette da parte la sua sofferenza. Questo è un meccanismo naturale e sano, che aiuta a passare attraverso il lutto, perché non nega la perdita.

Se anche tu hai perso qualcuno che amavi e di tanto in tanto senti il bisogno di staccare e di pensare ad altro, perché la sua mancanza occupa tutta la tua mente, sappi che va benissimo. Se senti che concentrarti sul lavoro ti farà stare meglio, o che troveresti sollievo dedicandoti alle faccende domestiche o a qualunque attività ti tenga occupato, è giusto assecondare il tuo desiderio.

Forse qualcuno ti dirà che stai ignorando il tuo lutto, ma non è così. Il problema, se mai, è che molte persone in Italia sono cresciute in un ambiente culturale in cui si pensa che ci sia un modo giusto e un modo sbagliato per vivere il proprio dolore, e non esitano un attimo quando si tratta di esprimere giudizi, anche severi.

In realtà non esiste un modo giusto, il lutto è un’esperienza estremamente personale e diversa per ciascuno di noi. Quindi non sentirti in colpa se ogni tanto hai voglia di tenerti occupato con altri pensiere e doveri.

Molte persone vivono queste pause con sentimenti negativi, si sentono in colpa per essersi lasciati distrarre, e per aver ripreso fiato, ma non dovrebbe essere così.

Vivere un periodo di dolore, in cui la vita cambia completamente e bisogna trovare un nuovo equilibrio può essere mentalmente estenuante. Proprio come, quando fai uno sforzo fisico, hai bisogno di riposare, è naturale desiderare una pausa dalla fatica mentale.

Perciò prova a progettare i tuoi momenti di pausa, e immaginare cosa potrebbe farti stare meglio quando senti che non ce la fai più. L’attività giusta potrebbe essere anche piacevole e ricreativa.

Potrebbe trattarsi di una serata al cinema, di riprendere un hobby che ti piace e ti rilassa, di ascoltare la musica, cucinare un piatto speciale, fare un’escursione nella natura, passare del tempo con gli amici o con la famiglia, fare shopping… qualunque cosa ti faccia stare bene e ti permetta di mettere da parte il dolore che stai provando per un po’.

Purtroppo la tua pena non andrà via, la ritroverai ad aspettarti al termine della tua pausa, ma avrai ricaricato un po’ le tue energie mentali e potrai salutare il suo ritorno con lo spirito rinfrancato.

Voglio farti leggere una testimonianza lasciata da Roberta, una delle persone con cui sono entrato in contatto grazie al mio lavoro nell’agenzia di onoranze funebri della mia famiglia. Racconta proprio di questo bisogno di staccare la spina e credo potresti riconoscerti nelle sue parole:

“Mio marito è morto poco tempo fa, a quasi 60 anni, a causa di un ictus. Senza di lui mi sento davvero a pezzi e non mi riconosco più. Sono sempre stata una persona positiva e ottimista e non riesco a sopportare questo dolore devastante. Quindi, dopo mesi di lacrime, ho deciso di andare per una settimana in Austria, a casa di un’amica conosciuta durante l’erasmus.

Amo viaggiare e sento di avere bisogno di un po’ di divertimento per alleviare il mio dolore. All’inizio mi sentivo in colpa, pensavo che un viaggio significasse scappare dal mio dolore e mancare di rispetto a mio marito, ma ora mi rendo conto che questo è un tentativo concreto di andare avanti senza di lui, come meglio posso. Spero di tornare da questa vacanza un po’ più serena e capace di guardare al futuro.

So già che mio marito mi mancherà ogni minuto della mia vita, ma forse può esserci qualcos’altro per me oltre al dolore”.

Roberta ha cercato di fare una pausa, senza smettere nemmeno per un istante di amare suo marito e sentire la sua mancanza, ma prendendosi cura di sé. Anche tu potresti sentire il bisogno di fare altrettanto. Magari non necessariamente un viaggio, ma qualcosa che per te ha lo stesso effetto.

Il secondo caso descritto dagli psicologi è invece un discorso a parte. Rimanere occupati può anche essere un modo per evitare situazioni dolorose. Se sei super impegnato, non sei in grado di concentrarti su ciò che ti fa soffrire. Si tratta di un meccanismo di negazione che porta la persona a rinchiudersi completamente nei suoi impegni e negare la perdita anche con se stessa.

Per esempio evita di pensare alla persona amata, o di parlarne, si preclude le attività che faceva con lui o lei, si allontana dalla famiglia e dagli amici e mette davanti a tutto i suoi impegni, usandoli come uno scudo.

Per spiegartelo voglio prendere in prestito le parole di Nick Frye, uno psicologo e consulente professionale specializzato in dipendenze, che ha indagato proprio questa “dipendenza dalle cose da fare”, partendo dalla sua esperienza personale.

“Sin dall’inizio della malattia di mia moglie ricevevo costantemente consigli da amici e familiari che mi esortavano a prendermi cura di me stesso. L’ho interpretato come una spinta a rimanere attivo e fare le cose che mi fanno stare meglio, per distrarmi dal mio dolore e affidarmi al tempo che guarisce tutte le ferite. 

Quindi ho seguito il consiglio e mi sono tenuto occupato. Ho iniziato nuovi hobby, mi sono concentrato sulla mia carriera e ho lavorato sodo ogni giorno perché volevo tornare a casa ogni sera esausto. Ma il mio cuore era ancora spezzato. Mi tenevo occupato eppure stavo peggio, non meglio. Solo quando mi sono permesso di riconoscere e accettare ciò che provavo ho iniziato a riprendermi”.

In questo caso non si tratta di trovare sollievo al lutto, ma di evitare di elaborarlo. Le emozioni, i pensieri e i sentimenti provocati dalla morte della persona cara vengono repressi. Si trasformano così in ansia, blocchi emotivi, depressione, abuso di sostanze ecc. che rendono ancora più impervio il percorso attraverso il lutto.

Inoltre, è dimostrato che gettarsi a capofitto negli impegni spinge a sacrificare il proprio benessere fisico e aumenta il rischio di problemi di salute, anche gravi. Possono presentarsi dolori muscolari, insonnia, mal di testa, problemi di digestione, deficit del sistema immunitario e malattie cardiovascolari.

Il tentativo di resistere al dolore provoca quindi una serie di problemi a catena, sia nel corpo che nella mente.

Alcune di queste ferite emotive richiedono l’aiuto di un professionista, altre possono essere risolte autonomamente. In entrambi i casi il primo passo è guardarsi dentro e cercare di essere sinceri con te stessi.

Secondo la dottoressa Alice Boyes, psicologa cognitivo comportamentale, ci sono tre passaggi da seguire per sbloccare la situazione e prendersi cura di sé durante il lutto. Te li descrivo di seguito:

  1. Ammettere che qualcosa non va

Il primo passo è sempre riconoscere il problema. Chiediti quali sono i pensieri che stai cercando di evitare, cosa ti rende particolarmente ansioso o a disagio. Spesso non è la perdita in sé, ma si tratta di ragioni più profonde. Le emozioni dolorose associate al dolore sono una risposta naturale e normale alla perdita. Puoi provare a sopprimerle, ma alla fine questo prolungherà il lutto e provocherà delle complicazioni.

  1. Riconoscere le conseguenze della negazione

Rinunciare a vivere il tuo lutto ha un prezzo. Chiediti quante energie mentali stai impiegando per impedire a certi pensieri di manifestarsi, in che modo il tuo impegno costante nel tenerti occupato sta influendo sulla tua salute, sulle tue relazioni e sulla tua autostima.

  1. Impara a tollerare i pensieri e i sentimenti spiacevoli

Questo è il passaggio più difficile perché tutti noi preferiremmo non provare tristezza, dolore, solitudine, rabbia, paura e tutte le emozioni collegate al lutto, che spesso costituiscono un groviglio inestricabile. Eppure se ti dai il permesso di soffrire e apri la porta a queste sensazioni potresti scoprire che sei più forte di quello che credi.

Spero che questi semplici consigli possano aiutarti a vivere il tuo lutto, per quanto possibile, in modo un po’ più dolce e a trovare un po’ di sollievo quando serve, senza negare quello che stai provando.

Se può esserti utile, ho scritto un libro con l’intento di guidare tutti coloro che stanno soffrendo per la perdita di una persona casa, o che si stanno preparando a salutarla a causa di una grave malattia. Si intitola “Quel che resta è l’amore” e racchiude il frutto delle mie esperienze professionali e dei miei studi di psicologia del lutto.

Per leggere la presentazione visita questa pagina.

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