Quando si vive una perdita non è facile comprendere quello che si prova, né esprimere quell’intrico di sentimenti a parole. A volte si sente la necessità di coniare parole nuove o di riflettere sul significato di quelle più comuni, per capire se hanno “risonanza” con il proprio stato d’animo.
“Dolore” è la parola usata più di frequente, per racchiudere come in una scatola un miscuglio di emozioni indecifrabili. Spesso viene usata come sinonimo di lutto, ma in realtà si tratta di due aspetti diversi. Potremmo definirli quasi le due facce della stessa medaglia. Entrambi non riguardano soltanto la morte di una persona, ma possono avere differenti forme.
Quello che li differenzia però è che il dolore è una sensazione di pena che avvolge o colpisce la persona che sta vivendo la perdita, come un promemoria di ciò che è accaduto.
Il lutto invece è un processo, un viaggio interiore che porta dalla negazione all’accettazione della morte della persona amata, le cui tappe sono scandite dal dolore, ma anche da altri sentimenti. Come paura, incredulità, solitudine, ma anche amore e gratitudine per tutti i momenti trascorsi con chi non c’è più.
Spesso, quando si perde qualcuno, il dolore si presenta con prepotenza, come se pretendesse di essere ascoltato. E più si cerca di evitarlo, di reprimerlo o di ignorarlo, più alza la voce.
Può manifestarsi con un peso al cuore, può venirti a trovare nel sonno, oppure vestire la maschera di un vero dolore fisico, può persino nascondersi per non farsi vedere.
E in quei momenti le persone sono addolorate, ma non ne sono consapevoli. Hanno quasi il timore di “non soffrire abbastanza”. Come se potesse esistere una scala del dolore o qualcuno che ha il diritto di dare un voto alla quantità di sofferenza provata.
Questa è in realtà una conseguenza della nostra cultura italiana. Non siamo abituati ad avere a che fare con la morte e spesso non sappiamo cosa fare quando siamo vicini a qualcuno che soffre. Così la nostra mente, non avendo strumenti adeguati, cerca di creare delle regole. Nascono così delle aspettative sul lutto che non hanno ragione di esistere.
Se in questo momento stai soffrendo per la perdita di una persona cara, oppure ti stai preparando a dire addio a qualcuno, magari a causa di una grave malattia, vorrei tanto che tu sapessi che non c’è un modo giusto o un modo sbagliato di vivere il tuo dolore.
Qualunque sia l’intensità della sofferenza che incontrerai sul tuo cammino, è quella giusta. Qualunque sia il modo o il momento in cui ti raggiunge, è quello giusto.
E vorrei che non permettessi a nessuno di farti credere, anche se in completa buona fede, che esiste una classifica e che dovresti cambiare qualcosa nel tuo modo di vivere il lutto.
Lavorando da vent’anni nell’agenzia di onoranze funebri della mia famiglia, ogni giorno accanto a persone che hanno vissuto la perdita di una persona cara, mi sono fatto l’idea che il dolore non va mai via del tutto.
A volte resta silente per alcuni minuti, ore o giorni, per poi farsi vivo inaspettatamente. Può bastare un suono, un profumo, un ricordo, per farlo uscire dalla sua tana.
Per questo molte persone hanno un cattivo rapporto con il dolore, perché non chiede permesso, consuma ogni energia e non si lascia addomesticare.
Il suo ruolo però è molto importante, quello di scortare e accompagnare i sentimenti più profondi. Aprire una porta sulla vita e sul suo immenso valore, su quello che apprezzi e su ciò di cui hai bisogno e su verità che il tuo cuore vuole conoscere, prima tra tutte quanto profondamente tenevi a quella persona.
Abbracciare questi sentimenti richiede un tempo che è diverso per ciascuno. Ci sono persone che impiegano anni per iniziare a comunicare con il loro dolore, altre a cui basta un breve momento.
In ogni caso, quando ha completato il suo compito, il dolore accompagna l’ultimo ospite: la pace del cuore. Un sentimento che avvolge tutti gli altri e in cui amore e sofferenza, gratitudine e mancanza trovano il loro nido.
Potremmo quindi definire il dolore come uno sgradevole, ma indispensabile, compagno di viaggio, mentre il lutto è il viaggio stesso.
Quando parlo di lutto mi riferisco in particolare a quello legato alla morte di una persona cara, ma in realtà gli psicologi usano questo termine per definire in generale il senso di perdita che si prova quando avviene un distacco.
Si parla di lutto anche quando finisce un’amicizia o una storia d’amore, quando si perde il lavoro, quando si vende la casa d’infanzia o quando si rinuncia a un sogno. Ma in ogni caso si tratta di un percorso di rinascita.
Di solito inizia con la negazione, un meccanismo di difesa che ci impedisce di sentire il peso di quello che è accaduto tutto in una volta. Ti chiedi “Ma cosa è successo?” come se quel momento fosse congelato, fuori contesto, indecifrabile.
Molte persone quando perdono un loro caro si sentono come bloccate nel tempo. Come se la mente non riuscisse a realizzare, a concentrarsi sull’accaduto. Ma il processo è in atto, anche se non sembra.
Il viaggio attraverso il lutto è assolutamente personale e non è lineare, quindi non si può definire un “percorso ideale” o un “iter migliore”. Proprio come il dolore, ogni lutto è quello giusto.
Perciò voglio darti alcuni suggerimenti nati dalla mia esperienza per vivere il tuo lutto in modo più dolce, ma voglio anche che tu sappia che non devi camminare su questo sentiero se senti che non fa per te.
Nessuno meglio di te può comprendere di cosa hai bisogno in questo momento e nessuno può biasimarti se sceglierai un percorso alternativo.
Ecco quindi alcuni passi che, se vorrai, possono aiutarti:
- Comprendi che il tuo cuore è spezzato, anche se non è visibile agli altri
Proprio perché non esiste un modo giusto di vivere la tua perdita, non conta se sono passati 6 mesi, 3 anni, 10 anni, o qualsiasi lasso di tempo. Il tuo viaggio inizia davvero solo quando riesci ad ascoltare il tuo dolore e a vedere cosa vuole mostrarti.
- Se hai voglia di piangere, riconosci che ne hai il diritto
Qualcosa ti è stato portato via, qualcosa ti sta opprimendo. Stai provando (o non stai provando) delle emozioni. Tutto questo fa parte di te. Il diritto al lutto è un tema che non viene quasi mai affrontato come si deve in Italia, perciò devi essere tu a darti il permesso.
- Entra in contatto con il tuo dolore
Tutte le emozioni che stai provando per la tua perdita sono importanti. Rabbia, tristezza, amarezza, rammarico, nostalgia, solitudine, senso di colpa, gratitudine ecc… Qualunque esse siano non c’è modo di passare attraverso il dolore se non accettandone il peso.
Incontra i sentimenti che sono chiusi dentro di te, crea spazio per loro nel tuo cuore, anche se il tuo senso di auto-protezione preferirebbe vederti chiudere quella porta. Tutti gli psicologi concordano con il dire che reprimere la sofferenza non aiuta a guarire.
- Non diventare amico del dolore
A volte la sofferenza diventa quasi calmante nella sua familiarità e prevedibilità. Quando si perde qualcuno a volte il futuro fa più paura del dolore. È importante però che tu ti conceda di accogliere, quando sarai pronto, la vita che ti aspetta al di là della tua sofferenza.
Ci sarà un giorno in cui il tuo dolore ti avrà mostrato la via, avrà concluso il suo compito e allora non devi esitare e percorrerla con fiducia.
In ogni caso, ricorda che tutte le emozioni che stai provando ti appartengono, compresa la sofferenza.
Puoi portarla con te per tutto il tempo che vuoi e lasciarla andare solo quando sentirai che è arrivato il momento giusto. Potrebbe anche capitare di non sentirti pronto per un tempo molto lungo, che potrebbe sembrarti infinito.
Se ti accorgerai di avere bisogno di aiuto per salutare il tuo dolore con gratitudine per averti accompagnato durante il lutto, non trattenerti dal chiedere aiuto. Un supporto professionale può essere per te la chiave per trovare la tua via attraverso il dolore.
Questo viaggio è imprevedibile e a volte non lo si può affrontare da soli. Vorrei perciò che ti prendessi cura di te e che fossi indulgente con te stesso, accettando che tutto ciò che stai provando è naturale, e che stai vivendo la tua perdita come meglio puoi.
Se hai voglia di accettare il mio aiuto per percorrere questo sentiero, ti invito a leggere il mio libro, che si intitola “Quel che resta è l’amore”. Ho raccolto nelle sue pagine la mia esperienza, i miei studi sulla psicologia del lutto e ciò che ho imparato da alcune persone straordinarie che ho avuto modo di incontrare in questi anni.
Nel libro parlo anche di anticipazione del lutto, cioè di cosa succede quando ci si prepara a salutare una persona cara, quindi può esserti utile anche se la tua perdita ancora non è avvenuta, se qualcuna delle persone che ami è molto malata o molto anziana e ti chiedi come farai ad affrontare ciò che il futuro ti riserva.
In questa pagina trovi la presentazione, che ti consiglio di leggerla per capire se il mio libro può essere la chiave giusta per lenire il tuo dolore.