Mi presento

Mi presento brevemente.

Qui non è tanto importante chi sono io, o qual è la mia storia.

Ma piuttosto, come grazie alla mia storia sono arrivato a scrivere questo libro.

Mi chiamo Andrea Cavallaro, sono uno dei proprietari dell’agenzia di onoranze funebri Cipriani. A Rovigo è conosciuta da molte famiglie per la sua presenza storica sul territorio.

Potrei stare qui a raccontarti che la mia azienda è “diversa dalle altre”, perché offre un servizio professionale, per la cura ai dettagli, e tutta un’altra serie di informazioni che in questa sede risulterebbero mediamente irrilevanti.

La realtà è questa.

Da quando gestisco con mio zio l’agenzia (ufficialmente dal 2010, in realtà già a 16 anni facevo i primi servizi) ho lavorato per arrivare ad offrire a tutte le famiglie che si rivolgono a noi il massimo supporto e sostegno psicologico, al di là di quello prettamente burocratico.

La storia di questo libro è legata in maniera intrinseca alla mia, e anche a quella dell’agenzia, nella quale ho passato la maggior parte della mia vita.

Per questo volevo spendere giusto due righe su chi sono e su come sono arrivato fin qui, a scrivere un libro che parla di morte ed elaborazione del lutto.

Lavoro in quest’agenzia funebre, come dicevo sopra, da quando ho 16 anni.

Allora facevo il portantino. Oppure tagliavo il prato in cimitero o riordinavo il magazzino.

Insomma, davo una mano perché c’era bisogno.

Inevitabilmente sono entrato in contatto, piuttosto giovane, con la morte, con le famiglie che dovevano affrontare brutalmente (che fosse all’improvviso o meno non era importante) quella parola.

Con gli occhi di chi la doveva guardare in faccia davvero, quell’idea che a 16 anni sembra così lontana dal tuo mondo.

Avrei potuto andarmene, concentrarmi sullo studio e fare i soliti lavori che si fanno durante il periodo universitario.

Ho deciso di rimanere.

Pur continuando a studiare, ho voluto restare a lavorare nell’agenzia funebre di famiglia, perché mi permetteva di restare vicino alle persone.

Aiutare le famiglie in difficoltà era quasi come fosse diventato, negli anni di lavoro in azienda, una necessità primaria.

Come un’abitudine, dalla quale non potevo esimermi.

Vedi, quando passi molto tempo delle tue giornate a contatto con la sofferenza (quella vera, non quella del cinema, non quella delle serie tv) che prova chi ha perso una persona cara, e ricopri il ruolo di colui che fornisce un servizio, e quindi che sta vendendo qualcosa alle persone che soffrono, sono due le strade.

La prima: scegli di fare come tutti gli altri. Diventi del tutto indifferente al dolore altrui, cadi inevitabilmente in pratiche scorrette al solo scopo di lucro (come l’andarsi a proporre in maniera aggressiva direttamente in ospedale con la complicità spesso degli infermieri che prendono una percentuale, a persone in evidente stato di shock).

La seconda è quella della dedizione totale. Quella in cui non sei più un’azienda che fornisce un servizio, ma una squadra di uomini.

Di esseri umani in grado di dare il massimo supporto possibile, nei limiti delle loro possibilità.

Prima del mio arrivo anche la “Onoranze Funebri Cipriani” ha passato anni poco virtuosi quando, causa un complesso problema legale di cessione dell’eredità del mio bisnonno, venne sottratta alla mia famiglia per diversi anni.

Ma una volta tornata al suo posto, la mia famiglia non avrebbe mai lasciato che le cose rimanessero com’erano state in quegli anni bui al di fuori del nostro controllo.

Io intanto davo una mano per pagarmi gli studi.

Dopo la laurea non ero sicuro di voler fare questo mestiere e di affrontare concorrenti sleali, il malaffare, la diffidenza delle persone e un settore che sembrava voler rimanere impantanato nelle proprie cattive abitudini.

Così per un anno mi sono staccato dall’azienda ed ho svolto un altro lavoro, che mi è servito tantissimo in termini di esperienza, ma non ero soddisfatto, sentivo che non stavo compiendo la mia missione.

A volte la vita non ti lascia scelta.

Così sono tornato “a casa”, per cambiare le cose e fare la differenza.

Da quel momento ho lavorato a testa bassa per arrivare dove sono oggi.

Quindi, a scrivere questo libro.

Questo libro che io considero un po’ come un punto di arrivo (non l’ultimo ma uno dei tanti) di questo nostro lungo viaggio.

E una mano tesa verso tutte le famiglie che stanno affrontando il momento più terribile della loro vita.

Scrivendo questo libro, sono tornato a indossare i panni di quel ragazzo di vent’anni che prese la decisione di lavorare in un’agenzia funebre perché voleva aiutare gli altri.

Questo è in sintesi, il mio viaggio fino a qui, e il motivo per cui esiste questo libro.

Non ho parlato qui dei motivi per cui dovresti leggere questo libro.

In realtà ci sono anche alcuni per cui potresti NON volerlo leggere.

Te ne do un paio qui.