Il lutto è un percorso naturale attraverso il dolore, che ciascuno di noi sperimenta dopo la morte di una persona cara. È diverso per ciascuno e non ha regole che ne determinano una “giusta” durata o intensità. Tuttavia ci sono alcuni casi in cui gli psicologi e gli psichiatri parlano di disturbo da “lutto complicato” o “persistente”, un particolare tipo di lutto che richiede attenzioni specifiche.
Tutte le persone che soffrono per la perdita di un loro caro vivono periodo di dolore, che a volte è accompagnato da una sensazione di intorpidimento, sensi di colpa e rabbia. Di solito però, a poco a poco, questi sentimenti si attenuano e si inizia a passare attraverso la sofferenza, un vero e proprio viaggio che a un certo punto si conclude. La mancanza della persona amata continua a sentirsi, certo, ma è più sopportabile e si prova un po’ di sollievo.
Probabilmente avrai già sentito parlare delle fasi dell’elaborazione del lutto (negazione, rabbia, patteggiamento, depressione e accettazione). Si tratta di uno schema molto generico, che non rende giustizia a un’esperienza così multisfaccettata e diversa da persona a persona, ma in linea generale possiamo dire che “normalmente” il lutto ha una sua evoluzione che va, per così dire, dal buio alla luce.
Piano piano la pena si fa un po’ più dolce, la sensazione di vuoto meno opprimente, e si riesce a vivere la perdita con maggiore serenità.
Chi ha un disturbo da lutto complicato, invece, non riesce ad andare avanti nel suo viaggio attraverso il lutto, è come imprigionato in una condizione che sembra non evolversi, come in presenza di una malattia cronica e debilitante.
Ricorda sempre che la nostra mente, così come il nostro fisico, può ammalarsi e avere bisogno di cure. Non c’è quindi niente di sbagliato nel chiedere aiuto. Anzi, se accanto a te c’è qualcuno che ha questo disturbo, o se pensi che sia proprio il tuo caso sappi che, con un’adeguata assistenza professionale, anche le situazioni più complesse possono essere risolte e i sintomi più duri superati.
Il disturbo da lutto complicato, a differenza della depressione o del disturbo da stress post traumatico, con cui viene spesso confuso, non è attualmente un disturbo di salute mentale riconosciuto.
Nell’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), è elencato semplicemente come condizione che richiede ulteriori studi. Ma, indipendentemente dalla sua definizione ufficiale, è una condizione reale e ci sono molte persone che ne soffrono e hanno bisogno di aiuto e comprensione. Gli esperti stimano che le persone che ne soffrono siano tra il 10 e il 20% di chi sta vivendo un lutto. Praticamente, siccome la morte di ciascuno di noi impatta su un certo numero di persone, è come se in ogni famiglia ce ne fosse almeno una.
Durante uno studio del 1997, pubblicato sul Journal of American Psichiatry, un team di professionisti della salute mentale ha individuato sette sintomi che rappresentano altrettanti segnali della presenza di un disturbo da lutto complicato:
- ricordi invadenti o fantasie sul defunto;
- forti fitte emotive legate alla relazione perduta;
- desideri potenti che la persona defunta sia ancora presente;
- intensi sentimenti di solitudine o di vuoto;
- impulso a evitare persone, luoghi o attività che ricordano il defunto;
- disturbi ricorrenti del sonno;
- significativa perdita di interesse per attività lavorative, sociali, personali o ricreative.
Se hai perso qualcuno di molto caro, probabilmente avrai sperimentato qualcuno di questi sintomi, o anche tutti. La durata però è un fattore chiave nella diagnosi di un disturbo da lutto complicato.
Secondo alcuni specialisti se almeno tre di questi sintomi durano oltre quattordici mesi dalla morte, si è in presenza di questo disturbo. Altri ancora fissano il termine a sei mesi, altri ancora ritengono importante intervenire dopo un mese.
Come vedi non è facile stabilire dei parametri certi, proprio perché ognuno vive il viaggio attraverso il dolore con i suoi tempi, ma sicuramente sono segnali da non sottovalutare.
Ci sono poi delle situazioni che possono aggravare il disturbo. Per esempio una situazione in cui più persone care sono venute a mancare in periodi ravvicinati. Oppure alcune caratteristiche della personalità, come la tendenza a tollerare male gli imprevisti e la scarsa capacità di reagire. O ancora, la mancanza di una rete di supporto sociale, che possa far sentire la persona in lutto accolta e compresa.
In presenza di questi fattori e dei sintomi illustrati prima è importante rivolgersi subito al medico per chiedere aiuto. Saprà di certo indirizzare te o la persona che vuoi aiutare verso il professionista migliore.
Voglio specificare che il punto non è impedire alle persone di vivere il lutto con i loro tempi. Coloro che vivono una perdita sperimentano spesso un dolore intenso (amarezza, pensieri fissi sulla persona che non c’è più, sensazione di essere distaccati dalla realtà, pensieri negativi, mancanza di fiducia negli altri o difficoltà a godersi la vita e a ricordare i momenti belli trascorsi prima del distacco dalla persona amata), e non c’è niente di male. Se hai letto altri articoli di questo blog saprai che sono contrario alle classiche frasi su cui spesso si fa pressione su qualcuno che sta soffrendo, come “Devi farti forza”, “Cerca di reagire”, “Tieniti impegnato” ecc. Credo che ognuno debba essere lasciato libero di vivere la sua sofferenza nel modo che ritiene migliore per sé, senza fretta e senza forzature.
Il disturbo da lutto complicato però è un discorso a parte, perché non è un modo positivo di vivere la perdita, per quanto sembri strano usare questo termine per parlare di lutto. Di solito infatti tutte le manifestazioni del dolore, prima o poi, iniziano ad addolcirsi e sbiadire, mentre nel caso di disturbo da lutto complicato si fanno sempre più pesanti e frequenti. In questi casi l’evoluzione del disturbo può diventare preoccupante, in assenza di un supporto adeguato.
Il dolore persistente porta infatti a uno squilibrio emotivo che continua a peggiorare e, secondo gli esperti, si potrebbe tradurre nel tempo in:
- ossessione per il defunto;
- irritabilità e rabbia;
- perdita di appetito e gravi disturbi del sonno;
- rifiuto di uscire di casa;
- mancanza di attenzione per l’igiene personale;
- indebolimento del sistema immunitario;
- distrazione sul lavoro o incapacità di gestire le faccende quotidiane;
- peggioramento di altri disturbi (come depressione, ansia, abuso di alcool o altre sostanze, disturbi da stress);
- comportamenti sconsiderati o potenzialmente autodistruttivi;
- suicidio o tentativi di suicidio.
Come vedi si tratta di sintomi molto gravi che possono portare a conseguenze irreversibili. Questo disturbo purtroppo può colpire anche i bambini, quindi è importante non sottovalutare i comportamenti che indicano un dolore prolungato e persistente, che va al di là.
Senza addentrarmi troppo nel campo della psicologia, visto che non sono un medico e rischierei di dire inesattezze, voglio condividere con te il risultato delle mie ricerche sulle terapie consigliate per il lutto complicato. Ci sono infatti diverse possibili strade da seguire, in base a ciò che il medico ritiene più adeguato a quello specifico caso.
Una possibilità è rappresentata dalla terapia, individuale, di gruppo o familiare. In particolare la terapia di gruppo permette di entrare in contatto con altre persone che stanno sperimentando le stesse emozioni e creare un ambiente di mutuo aiuto e supporto, per una guarigione condivisa.
Un’altra opzione è tratta i disturbi collegati. Per esempio intervenire sulla depressione o sul disturbo d’ansia, o sull’abuso di sostanze stupefacenti. Se infatti il disturbo da lutto complicato non è stato ancora codificato dalla scienza ufficiale, tutti questi altri disturbi sì, quindi per ciascuno di questi esistono trattamenti e terapie (farmacologiche e non).
Una terza via è infine rappresentata dalle terapie olistiche che coinvolgono mente e corpo. Per esempio lo yoga, la meditazione, la musicoterapia, l’allenamento, l’agopuntura… sono tutte tecniche che riducono lo stress e aumentano la consapevolezza e possono diventare il punto di partenza per l’auto guarigione, aiutando chi soffre a rifocalizzare le sue energie mentali nella direzione giusta.
Ovviamente l’obiettivo non è far dimenticare la persona cara che è venuta a mancare, né reprimere il dolore. Non sarebbe saggio perché la sofferenza repressa trova sempre il modo di venire alla luce. L’intento del terapeuta è aiutare chi sta attraversando questo difficile periodo a vivere la sua perdita in modo più dolce, onorando il ricordo della persona cara, ma imparando pian piano a gestire i propri sentimenti.
Se pensi che descrivano la tua situazione o quella di una persona a te vicina, non temere e contatta con fiducia uno specialista, che saprà certamente verificare la tua ipotesi e consigliarti al meglio.
Quello che posso fare io, per darti un po’ di sollievo, è consigliarti il mio libro. Si intitola “Quel che resta è l’amore” e l’ho scritto per aiutare tutti coloro che stanno vivendo questo difficile momento, è una sorta di compagno di viaggio nel percorso attraverso il lutto.
Non ci troverai indicazioni mediche, perché non è questo il mio lavoro, ma raccoglie tutto ciò che ho imparato lavorando nella mia agenzia di onoranze funebri, al fianco di tante persone che hanno perso i loro cari e tutto ciò che le mie ricerche sulla psicologia del lutto mi hanno insegnato.
Se ti fa piacere saperne di più, trovi la presentazione qui.