Condividere il proprio dolore e riuscire ad elaborarlo, a parlarne, è realmente difficile.

Ma quando si tratta di farlo con dei bambini la difficoltà può diventare quasi insormontabile.

Siamo abituati a vedere i nostri figli, nipoti o comunque tutti i piccoli di casa, come creature da difendere, sempre e comunque dalle brutte cose e dalla tristezza della vita quotidiana.

È davvero il modo giusto per aiutarli nel momento in cui un nostro caro viene a mancare e devono trovarsi davanti al difficile compito di elaborare un lutto?

In realtà no, molti vogliono tenerli all’oscuro, quasi come se non parlando della cosa la questione possa sparire ed essere dimenticata, molto spesso però questo non fa che trascinare più a lungo le conseguenze, già non facili, di una mancanza.

È perfettamente normale, nessuno potrebbe pensarla diversamente d’altronde, sono così indifesi e dolci che non vorremmo mai e poi mai esporli a delle sofferenze; per fare tuttavia il loro bene è necessario agire diversamente.

Come?

Parto dal presupposto che è ben lungi da me dare direttive o dire a qualcuno come deve comportarsi con suo figlio, ma all’interno di questo articolo vorrei darti qualche spunto o consiglio per aiutarti.

Cerco soltanto di mettere a tua disposizione la mia ventennale esperienza, ciò che ho visto e ciò che ho studiato insieme a vari professionisti, per provare ad aiutarti.

Quando la realtà è troppo difficile da spiegare, soprattutto ad un bambino, può essere utile ricorrere a un qualche strumento in grado di fornirti aiuto.

Un ottimo spunto in questo senso mi è arrivato nei giorni scorsi da un cartone animato famosissimo che tutti conosciamo perfettamente.

Sono rimasto inizialmente sorpreso di ciò che ho notato, ma in realtà, dopo averci riflettuto un po’, ho capito che un cartone animato è un modo davvero straordinario per spiegare ai bambini i difficili e complessi sentimenti che si attraversano durante una fase di lutto.

Questa particolare espressione artistica ci ha cresciuto da quando siamo piccoli, aiutandoci a capire sentimenti come l’amore, l’affetto, l’odio, il risentimento e, non da ultimo, il dolore di una separazione definitiva come può essere quella dettata dalla morte.

Nelle ultime settimane mi sono trovato a guardare e riguardare il Re Leone con mia figlia e mi sono reso conto di quanto parli del tema che più da vicino si presenta nelle mie giornate: la perdita di una persona cara.

Sembra una normale storia fantastica di animali, un prodotto cinematografico qualsiasi, no?

Invece ho compreso che scavando un po’ più a fondo, il messaggio può davvero essere utile a chi, come magari tu in questo momento, sta affrontando una delle imprese più grandi nella vita emotiva di un essere umano.

Negli ultimi anni ho studiato e ristudiato le dinamiche dell’elaborazione del lutto, sono entrato in contatto con diversi professionisti che mi hanno aiutato a scavare più a fondo in una tematica che prima o poi ci tocca tutti da vicino. 

Mettendo insieme queste conoscenze vorrei darti una possibile chiave di lettura del celebre cartone animato, che possa esserti utile per far comprendere a tuo figlio, tuo nipote o un tuo caro in tenera età, quello che è successo alla vostra famiglia.

Credo anche che la chiave di lettura che sto per darti possa essere preziosa per comprendere atteggiamenti, magari bizzarri, magari inconsueti, di persone intorno a te che stanno attraversando un momento duro.

Tutto ciò che vorremmo quando qualcuno intorno a noi sta soffrendo, a maggior ragione se è un bambino, è riuscire ad aiutarlo. Più lo amiamo e teniamo a lui, più desidereremmo essere in grado di stare al suo fianco nel modo migliore.

Purtroppo, in Italia c’è un grosso problema legato all’elaborazione del lutto del quale ho parlato nel mio libro Quel che resta è l’amore. Se sei in un momento difficile ti consiglio di leggerne la presentazione qui.

Tornando a noi, è già complesso affrontare il lutto per un adulto, quando parliamo di un bambino la questione diventa ancora più complessa, visto che fino agli 11 anni difficilmente siamo in grado di riconoscere i nostri sentimenti.

Trovo che il Re Leone sia un’espressione perfetta di ciò che ci accade e di alcuni “errori” che molti commettono e che possono complicare l’elaborazione del lutto da parte di un bambino.

Non vorrei mai usare un’espressione tanto dura quanto “errori” e ci tengo a precisare che nelle mie parole non c’è ombra di giudizio. So bene che stai cercando di fare il meglio possibile, come tutti noi.

Tornando al cartone animato, sono sicuro che ricordi la trama, ma giusto per esserne sicuro te la riassumo brevemente.

Mufasa è il re della savana, un leone ovviamente, e ha un terribile fratello, Scar, che vuole prendere il suo posto. Quest’ultimo progetta un piano che elimini sia Mufasa, causandone la morte, sia Simba, suo figlio ed erede, facendolo scappare lontano dal regno.

Vediamo all’interno di questa storia quali sono i nodi che possono aiutarti nel difficile momento che forse stai vivendo:

  1. L’importanza dei funerali

Simba nel Re Leone, per via della sua fuga, non può partecipare al funerale di Mufasa e questo lo fa soffrire terribilmente.

È prassi per molti non portare i bambini ai funerali. Vengono visti come un momento troppo triste e dunque riservato solo agli adulti e, ancora oggi, molte famiglie lasciano i piccoli a casa.

Quella separazione però può essere molto dolorosa anche per loro.

Troppo spesso, immersi nel nostro personale cordoglio, pensiamo che nascondere l’avvenimento sia la scelta migliore per loro. Sono un papà, so bene cosa significa vedere mia figlia soffrire.

Farei qualsiasi cosa al mondo per ridarle subito il sorriso.

Un bambino non andrebbe mai costretto a partecipare a un funerale, ma andrebbe incoraggiato a farlo, lasciandolo poi libero di decidere. 

Molto dipende dall’età, ma l’aspetto più importante tuttavia è che abbia la sua occasione per salutare la persona che se ne è andata. Magari attraverso un disegno, una lettera, un fiore, o anche solo presenziando ai riti funebri.

L’aspetto fondamentale è che siano incoraggiati a esprimersi liberamente e che non vengano tenuti all’oscuro di ciò che sta accadendo.

2. I sensi di colpa e la rabbia

Nel caso del Re Leone il senso di colpa è estremizzato dal fatto che lo zio cattivo di Simba gli fa credere di essere stato la causa della morte di Mufasa.

È un’esagerazione ovviamente, non qualcosa che può accadere nella quotidianità, ma è una metafora di un processo molto comune fra i bambini.

È molto facile che un bambino arrivi a chiedersi se è colpa sua. Perché magari aveva litigato con la mamma, il papà, il nonno, o aveva avuto qualche pensiero brutto su di loro.

Non parlare chiaramente ai bambini può farli sentire molto insicuri e fare pensare loro che se si fossero comportati meglio, forse la persona che è venuta a mancare non se ne sarebbe andata.

Questo rischia di scaturire in loro una forte rabbia contro sé stessi.

O, invece, se vengono dette frasi poco chiare come “è andata in ospedale e poi ci ha lasciati”, “è andato nel cielo con Dio” o altre espressioni che normalmente usiamo per edulcorare il messaggio, il rischio è che la rabbia si sviluppi nei confronti di altri soggetti.

C’è dunque la possibilità che il bambino sia associato negativamente agli ospedali e che non voglia poi andare a fare visite o abbia paura ogni volta che qualcuno va a fare una visita.

Anche dire frasi come “la malattia l’ha portato via” potrebbe causare problemi.

Il bambino infatti non sa distinguere i diversi livelli di malattia. Potrebbe quindi essere terrorizzato anche da banali influenze o avere una forte ansia ogni qual volta che un suo caro non sta bene.

È fondamentale, dunque, che la comunicazione sia più chiara possibile.

Frasi come “La nonna è andata in Paradiso” o “Il papà è andato in cielo” sono espressioni da evitare, perché, essendo difficili da comprendere, potrebbero causare confusione.

Anche espressioni del tipo “La mamma è partita per un lungo viaggio e starà via per molto tempo” sono molto rischiose, perché tuo figlio potrebbe rimanere in attesa e concentrare poi la sua rabbia contro di te nel momento in cui gli diventerà chiaro che non vedrà più la sua mamma tornare.

C’è una scena del film che io adoro e che ritengo struggente e bellissima, in cui Mufasa spiega a Simba che un giorno non ci sarà più e che sarà fra le stelle, ad aiutarlo da lassù.

È importante spiegare che le persone (o i leoni) quando muoiono non vanno fra le stelle, ma che è una metafora per spiegare che gli insegnamenti, i ricordi e le emozioni che riguardano una persona cara continuano a vivere dentro di noi, ad accompagnarci e ad aiutarci nei momenti di difficoltà o quando ci sentiamo soli.

3. La fuga

Molti bambini (ma anche adulti, in realtà) non desiderano altro che distrarsi in un momento di così grande tristezza.

Noi stessi, sempre per quel doloroso meccanismo che ci porta a volerli vedere sorridere di nuovo, vorremmo che si distraessero.

Spesso dunque riempiamo le loro giornate con attività extra scolastiche: sport, una piccola vacanza con gli amichetti e molte più giornate al parco, a pattinare, al cinema.

Distrarsi e non pensarci può alleviare il dolore imminente, ma si tratta soltanto di rimandare a domani o a molto più lontano il momento in cui dovrà effettivamente affrontarlo.

Quel giorno arriverà, è inevitabile per tutti noi.

Simba vive questa fase dell’ “Hakuna Matata” quando incontra Timon e Pumbaa. Passa un periodo di piacevoli distrazioni, di vita tranquilla e senza pensieri, ma questo suo vivere in maniera leggera non è altro che un modo per posticipare il momento in cui dovrà affrontare i suoi sentimenti.

Posticipare il dolore può portare a metterlo a tacere per davvero molto tempo, magari anche per anni.

Il risultato può essere che, dopo molte stagioni, quando ormai la persona è diventata adulta e il ricordo di quel dolore dovrebbe essere lontano, un evento scateni nuovamente quella sofferenza mai vissuta.

Magari alla perdita di un altro caro, ecco che riemerge il lutto mai vissuto anni prima e così ci si ritrova a far fronte a una sofferenza ancora più grande e che non si ha gli strumenti per gestire.

4. L’accettazione

All’inizio del film Mufasa spiega a Simba il ciclo della vita, dicendo che anche loro un giorno moriranno e ritorneranno alla terra, da cui nascerà l’erba di cui si cibano le antilopi, che verranno mangiate dai leoni, e così via.

Mufasa compie un’azione molto importante, insegnando fin da piccolo al proprio figlio che la morte è un aspetto della vita (e non il suo contrario), esattamente come lo è la nascita, e che le vite di tutti sono destinate a terminare.

Questa consapevolezza è molto importante, ci fa vivere più intensamente, assaporando meglio i momenti, ci porta a coltivare relazioni più sane, a non arrabbiarci per cavolate di poco conto, a dare un senso alle nostre giornate, a non sprecare il nostro tempo, visto che è limitato.

Questa maggiore consapevolezza non rende le perdite meno dolorose, ma aiuta ad accettarle come parti inevitabili del nostro cammino e ad affrontarle con maggiore preparazione.

Infine Simba, diventato adulto, vede la propria immagine riflessa nell’acqua e rivede suo padre, capisce che una parte di Mufasa rimarrà per sempre con lui e che è arrivato il momento di riprendere in mano la sua vita e andare avanti.

Decide dunque di ritornare al suo regno che gli spetta e di fare giustizia, affrontando lo zio Scar e rimettendo ordine nella sua vita.

Certo, stiamo sempre parlando di un cartone animato…

La maggior parte di noi non ha imprese così ardue da affrontare, tuttavia tutti ci troviamo davanti a impegni quotidiani che possono effettivamente sembrare montagne invalicabili.

E così anche i nostri piccoli.

Che sia la recita scolastica, un semplice compito in classe o la partitella del sabato, riprenderle a fare con impegno sembrerà loro molto difficile, ma è normale che sia così.

Tranquillizzarli è fondamentale.

E lo è anche incoraggiarli e stare al loro fianco, facendogli comprendere che è perfettamente normale quello che sentono.

Incitarli ad andare avanti e superare il momento invece potrebbe reprimere le loro emozioni, che invece è fondamentale emergano e abbiano libero sfogo.

Un consiglio che posso darti è anche quello di guardare insieme a loro questo stesso cartone, potrebbe aiutarli a riconoscere le emozioni che stanno vivendo e fargliele percepire come “normali”, come effettivamente sono.

In generale ciò che è più importante è cercare di non pensare a difenderli, ma spingerli (senza forzarli) a esprimersi liberamente.

Con questo non voglio dirti di dedicarti solo a tuo figlio, o in generale al bambino che sta vivendo un lutto.

È molto importante infatti che anche tu lasci libera espressione ai tuoi sentimenti e segua tutte le fasi che riguardano il superamento del lutto.

Come? Qual è il modo corretto per riuscirci e far sì che l’evento che ha turbato la tua famiglia non sia ancora più difficile di quello che già è?

Ho provato a dare una risposta nel mio libro Quel che Resta è l’Amore. Non pretendo di diffondere una verità assoluta, ognuno di noi, come dico peraltro nel libro, ha il suo personale modo di vivere il momento.

Fra quelle pagine potrai trovare un sentiero per aiutarti a esprimere il tuo dolore e vivere nella maniera meno gravosa possibile i giorni che verranno.

Se decidi di darmi fiducia, qui trovi la  pagina di presentazione del libro. Puoi leggerla oggi stesso, spero che tu lo faccia: www.restalamore.com

4 Commenti

  1. Un articolo bellissimo che mi ha davvero toccato le corde del cuore. L’ho fatto leggere alla mia compagna che ha appena perso il papà e ancora non riescea dirlo a nostra figlia e si è messa a piangere e ora si comprerà il libro. Grazie per le belle parole ci sono state di conforto per la nostra famiglia

  2. Ciao Dario, anche le tue parole mi hanno toccato il cuore, ti ringrazio tanto, i commenti come questo mi fanno capire che lo sforzo per divulgare questi temi non è vano.

    Ci vuole molto coraggio, lo so, ma vedrai che tua figlia capirà, magari non subito, ma capirà e apprezzerà la vostra sincerità e la vostra volontà di coinvolgerla nelle cose che accadono alla vostra famiglia.
    Vedrai che sarà difficile, ma dopo che gliel’avrete detto vi sembrerà di aver tolto un peso.

    Il Re Leone può essere un buon modo per spiegare quello che è successo, oppure in base all’età ci sono libri molto ben fatti, se vuoi posso consigliartene qualcuno.

    Fai le condoglianze da parte mia alla tua compagna.
    Un abbraccio a tutti e tre.
    Buona giornata

    Andrea

  3. Andrea Cipriani Cavallaro complimenti per quello che stai facendo e come lo stai facendo … passione sensibilità e spunti molto utili in un terreno molto delicato

  4. Articolo interessante. Dalla morte di mio marito sono trascorsi quasi 9 anni. Mio figlio aveva 5 anni. Mi sono sentita criticata per averlo fatto partecipare al funerale. Ora sono un po’ più sollevata pensando che non ho sbagliato. Bello il libro nel quale parli di questo tema così difficile.

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