«Era un mondo normale il mio, come quello di milioni di altre persone.

Mi svegliavo ogni mattina alle sette, preparavo la colazione per mio marito e i miei figli. E mentre dentro casa cominciava a ripartire la vita di tutti giorni, iniziavo a fare le cose di casa. Questa vita casalinga, insieme alle piccole grandi gioie della vita familiare, era ciò che avevo sempre desiderato.
Poi è arrivata la notizia: “Purtroppo, signora, la malattia si è estesa a tutti i polmoni. Io non posso più fare niente per suo marito.”

In sintesi, lo avrei avuto a fianco solo per altri sei mesi.
Sei mesi fatti di ospedali, di flebo, di iniezioni, di nottate in bianco, di giorni in cui pensi che questo è l’ultimo.

Ma anche sei mesi fatti di silenzio, di sguardi, di sorrisi, di momenti passati insieme a raccontarci la nostra splendida vita insieme.

Poi, in un attimo, ti ritrovi a fissare persone vestite di nero intorno a te. Persone che conosci da una vita, persone con cui hai parlato qualche volta, persone che non hai mai visto in vita tua.

Forse erano un centinaio quelle venute al funerale. Tutte intorno a me, ad abbracciarmi, a chiedere come va, a farmi ripetere mille e mille volte gli ultimi giorni di mio marito.

Eppure io non volevo vedere nessuno!

Volevo stare in un angolo, in un posto in cui non mi potesse trovare anima viva.

Magari dietro una delle colonne della chiesa durante il funerale organizzato da Andrea per mio marito.

E ogni volta che trovavo un angolino riparato in cui scomparire, mia madre arrivava a tirarmi per la manica: “Antonella non è proprio il caso che tu stia qui e lasci da soli tutti gli invitati! … C’è da ringraziare zia Marina per i fiori! Ci sono i colleghi del tuo ufficio che ti vogliono salutare.”

Quanto odio mia madre quando fa così!»

Questo è il racconto di un lutto vissuto da una persona molto introversa.

Non so se tu sei tra queste, ma le persone introverse sono quelle che, tra una serata in compagnia di molti altri  che parlano tra loro e una serata più intima, magari con la persona del cuore, preferiscono questa seconda scelta.

Le persone introverse sono quelle che di solito:

  • hanno la tendenza a concentrarsi sull’analisi e sul significato degli eventi che accadono intorno a loro;
  • preferiscono le conversazioni individuali e trascorrono del tempo con gruppi più piccoli di persone;
  • affrontano i compiti con calma, uno alla volta; spesso hanno un gran talento nel sapersi concentrare;
  • ascoltano più di quanto parlano;
  • pensano a lungo prima di parlare;
  • non gradiscono le discussioni accese e qualsiasi tipo di conversazione “urlata”;
  • non apprezzano le chiacchiere superficiali, ma si godono le discussioni sugli argomenti che li interessano;
  • sono solitamente molto “sensibili”, perché gran parte della loro attività mentale è dedicata alla riflessione.

Dopo una morte, o prima, nel caso della malattia terminale, i familiari sono circondati da persone che fanno sempre le stesse domande e inevitabilmente offrono sempre le stesse banalità. 

“Non ti preoccupare tutto passerà!”
“Che ha detto il medico?”
“Ma avete provato ad andare dal dott. …?”
“E quando avete il prossimo appuntamento?”

Questa invasione della privacy, per una persona introversa, può risultare insopportabile.

«Quando il mio matrimonio, dopo soli 3 mesi si è concluso in modo orribile, all’improvviso, prima di capire cosa stesse accadendo, mi sono ritrovato sotto i riflettori. 

La mia famiglia e i miei amici mi controllano ogni giorno e sono lì pronti a parlare all’infinito del mio dolore.

E si aspettano persino che io sia desideroso di ricevere consigli che mi danno in ogni momento, su ogni argomento e soprattutto senza una mia esplicita richiesta! 

Vogliono parlare della vita, della famiglia, della religione, del dolore, della depressione, dei miei sentimenti, della mia visione del mondo…

Fondamentalmente parlando all’infinito ed osservandomi attentamente per valutare se sto bene. Sempre sotto i riflettori, sempre con qualcuno che ti analizza, che vuole capire come stai.

Non ce la faccio più e ho deciso di chiudermi un po’ dentro casa e non rispondere a mail, whatsapp e telefonate.»

Questo è Sergio, un ragazzo che ha dovuto affrontare un percorso di lutto molto duro. Soprattutto perché ha avuto enormi difficoltà nel farsi aiutare.

Ha chiuso ogni relazione con il mondo esterno. Solo i genitori sono riusciti a tenere uno spiraglio aperto in quei mesi bui.

È riuscito a parlarmi del suo dolore solo dopo quattro anni dalla morte della moglie. Gli è stato impossibile farlo prima.

Per gli introversi il momento del lutto è un momento doppiamente difficile.

Infatti, se da una parte devi affrontare il dolore della perdita, dall’altra sei costretto a un‘infinità di interazioni che ti mette in una continua condizione di fastidio o di disagio.

E spesso ti trovi, per questo motivo, ad avere delle reazioni incomprensibili agli altri.

Magari esplodi se ti chiedono soltanto: “Come stai?”, o se ti chiedono il resoconto di quello che ha detto il medico all’ultima visita.

Ti accorgi di essere spesso propenso ad evitare chiunque ti venga incontro per abbracciarti.

Quando sei immerso nel dolore, ti ritrovi a cercare mille modi per sfuggire alle situazioni che aumentano il tuo livello di stress.

Finisci per mostrarti scontroso e intrattabile anche con chi cerca di avvicinarsi per manifestarti la sua vicinanza o per dirti parole di conforto.

In realtà avresti solo bisogno di qualcuno che rispetti i tuoi spazi e ti faccia compagnia, in silenzio.

E pur di sfuggire, fai delle cose strane, incomprensibili ai più. Eccone una testimonianza.

«Quando mia madre stava morendo, mi sono sentito come se, ovunque andassi, mi venisse chiesto l’ultimo aggiornamento sulla sua situazione. 

Mi pesava andare da qualunque parte: avevo paura di avere un’altra conversazione inutile e imbarazzante. 

È cominciata a sembrarmi una buona idea rimanere a casa, fino a quando almeno i conoscenti dei conoscenti dei miei conoscenti non avessero dimenticato il mio lutto. In fondo i miei amici sapevano dove trovarmi.»

Magari anche tu ti trovi a volerti isolare dal mondo, a chiuderti in casa per non dover parlare con le persone che ti vogliono bene.

Ai più questo sembrerà un atteggiamento malato, poco educato, e forse ti criticheranno per questo.

Non preoccupartene, quando ne avrai la forza cerca solo di spiegar loro che hai bisogno di tempo e di una compagnia meno intrusiva per ricostruirti a modo tuo.

Se sei un introverso probabilmente dovrai sopportare i rituali associati ai funerali e per un po’, dopo la morte, le persone probabilmente vorranno fare il punto della situazione, chiamarti, passare o fermarti per strada. 

Come è successo al ragazzo che mi ha mandato questo messaggio:

«Quando mia madre era malata, sono stato bombardato da persone che volevano ogni tipo di aggiornamento e in qualche modo, senza volerlo, mi sono trovato ad essere il portavoce della famiglia.  

Questo ruolo per me era molto complicato: non riuscivo a ricordare a chi avevo detto cosa.  Molte volte ho desiderato di tirare il telefono fuori dalla finestra della terapia intensiva. 

Mi ci sono voluti circa 10 giorni per decidere di non rispondere più al mio telefono.

Ho creato un sito in cui pubblicavo tutti gli aggiornamenti, tutte le ultime notizie. Ho iniziato scrivendo su Facebook e via email la frase: “Gli aggiornamenti sono QUI e SOLO QUI.

Devo concentrarmi sull’essere CON mamma invece di cercare di ricordare a chi devo raccontare l’ultima cosa che è avvenuta.”

Ho postato una volta al giorno (di più se c’era bisogno di una preghiera urgente).  È stato un grande sollievo. 

Guardando indietro, inoltre, è bello avere tutta la storia di quello che è successo in un solo posto, ed è bello vedere tutti i messaggi e le preghiere per lei su quella stessa pagina. 

Coloro che volevano aggiornamenti potevano iscriversi, potevano condividerli e non dovevano coinvolgermi.»

Questo introverso ragazzo ha messo in atto un’intelligente ed originale strategia per gestire il notevole e stressante flusso di comunicazione che ti viene richiesto in un momento così delicato.

Ha trovato il modo di non sovraccaricarsi, riuscendo così a liberare più tempo da passare con sua madre.

Se hai familiarità con i social media o con le mail e pensi di trarre sollievo da questo tipo di soluzione, anche tu potresti pensare di creare un piccolo gruppo privato per dare informazioni in tempo reale alle persone più coinvolte. E soprattutto questa è una soluzione che ti protegge.

Se sei introverso infatti, alcune volte ti senti inadatto, incapace di gestire tutte quelle interazioni. Ti senti sotto stress nel dover rispondere a mille domande,  nello sforzarti di fare mille sorrisi.

Spesso ti capita di superare la soglia di sopportazione: allora non rispondi al telefono, non ringrazi le persone che sono a fianco a te.

Puoi arrivare al punto di essere scortese con qualcuno che ha fatto un ritardo o che ha portato qualcosa leggermente diverso da quello che chiedevi, e questo inizia ad essere un bel problema.

Diventi ancora più chiuso con i familiari, con le persone che più di tutti avrebbero diritto al tuo tempo, alle tue attenzioni, a sapere come stai.

Purtroppo la condanna di un introverso è quella di non sentirsi mai al posto giusto, di non sentirsi mai adeguato.

Tutti ti chiedono di fare di più, di dire di più, di rispondere più spesso. Tua sorella ti dice che non puoi mancare al rosario organizzato per la malattia di mamma.

Tua moglie ti dice che ci devi essere alla serata con i genitori dei compagni di scuola di tuo figlio. Ma questo è troppo per te. Non è nelle tue corde tutta questa interazione.

Lo so che preferiresti stare da sola in una stanza, magari con una tisana a ricordare i momenti belli passati insieme.

Preferiresti passare una serata a parlare con la tua migliore amica davanti ad una bottiglia di vino, piuttosto che rispondere a tutte le cugine, i colleghi, i vicini del palazzo.

La tua predilezione per la solitudine, o comunque il tuo essere riservato, è la tua corazza. È il modo in cui ti difendi da questo flusso di emozioni e di dolore che stai vivendo.

Ma in fondo lo sai che ti è richiesto un piccolo sforzo in più.

Ho sentito parlare molte persone introverse nelle nostre serate. Ho sentito raccontare il loro dolore in un modo tutto particolare, unico, emozionante.

Le persone introverse sono spesso di un’estrema sensibilità.Questo tuo comportamento è nella natura umana. Forse non ci crederai, ma è perfettamente normale.

È giusto, salutare, utile che tu ti protegga e che difenda le tue emozioni.

La cosa peggiore da fare durante un periodo di lutto è quella di adeguarsi alle richieste altrui, reprimendo i propri stati d’animo in nome di qualche insegnamento o valore imposti dall’esterno.   

Eppure al tempo stesso è altrettanto necessario che tu comprenda quanto sia fondamentale il tuo ruolo al centro della rete di legami, nel momento del lutto.

Nessuno può prendere il tuo posto.

Se trovi il momento di sfilarti ed uscire dalla mischia, chi sarà il portavoce di tua moglie agli altri se non tu che sei suo marito?

Chi racconterà delle novità sulle cure di tua madre se non tu che sei suo figlio? Questo è il ruolo a cui tu non puoi astenerti.  Nessuno potrebbe farlo al posto tuo.

E se tu non sei disponibile (almeno in alcune situazioni), tutte le persone che vogliono bene alla persona malata vicino a te, non potrebbero trovare il modo di esserle vicine.

Questo è il mondo degli introversi. Magari da queste righe hai scoperto che tu sei una persona introversa.

Certo, in fondo al cuore lo sapevi, ma da questi racconti tutto ti è sembrato più evidente.

Ti sei riconosciuto anche nelle reazioni a volte strane, a volte brusche  di chi non riesce a sopportare la doppia pressione del dolore e dello stare al centro dell’attenzione.

E forse hai iniziato a comprendere l’importanza del tuo ruolo: mettere al centro dei pensieri di tutti la persona a cui stai accanto.

Nasconderti in un angolino è una soluzione che metterebbe in difficoltà le persone intorno a te. Ed è una soluzione che in fondo nemmeno vuoi.

Tu di certo non vuoi che le persone calpestino le tue emozioni, ma non vuoi nemmeno che le tue emozioni ti manipolino.

Il tuo ruolo è anche quello di affrontare conversazioni inevitabili, come ad esempio quella con me (o una persona come me) allo scopo di organizzare il funerale.

Potrebbe esserti d’aiuto affrontare questo tempo difficile con il sostegno  di qualche persona cara (o uno psicologo), che ti aiuti a non tenerti tutto dentro.

Quello che ti chiedo è di accettare il mio consiglio, di non farti imprigionare dalla tua introversione, ma piuttosto di  mettere in gioco le tue energie per  affrontare questo momento difficile. Questo è un  modo che ti aiuterà realmente ad elaborare questo lutto, senza tenerti tutto dentro per il resto dei tuoi giorni.

E allora forse potresti trovare nel mio libro un po’ di conforto, di esperienze, pensieri  e racconti, nati da chi ha vissuto  il dolore della perdita. Un patrimonio di emozioni e riflessioni condivise, messe a disposizione affinchè possano esser d’aiuto ad altri.

È il frutto di centinaia di giornate passate ad ascoltare il dolore di persone che stanno affrontando un lutto. Il lutto inteso come scomparsa di una persona a te vicina o come notizia della malattia che a breve ti priverà di questa persona.

In vent’anni di lavoro ho ascoltato tantissime persone come te raccontare i propri disagi, le strategie e le fughe.

Come Silvio, che dopo la morte di Iris andava a fare  acquisti in un’altra città, perchè non sopportava l’idea di incontrare conoscenti  nei negozi, non sopportava l’idea  di dover parlare con loro. 

Ed è ancora peggio in una piccola città, dove tutti ti conoscono da 35 anni. Non puoi scappare! Se ti identifichi con lui allora hai ragione, non è facile essere un introverso durante un lutto.

Se tutto quello che vuoi è che lui fosse ancora lì con te. Se quello che ho scritto sul lutto è molto vicino a come ti senti ora. 

Se affidi i tuoi pensieri ad un diario, se ti piace essere lasciato solo, se ti piace leggere. Se pensi che l’universo sia un posto terribile per una persona introversa a cui è stata tolta la persona che ama.

Allora il mio libro ti può essere di conforto.

Lo trovi qui, a distanza di un click.

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