Quando si vive il difficile percorso attraverso il lutto, i giorni speciali sembrano colorarsi di
una sfumature più cupa. Ci si chiede cosa sia meglio fare, se far finta di niente o trovare un modo alternativo di trascorrere la giornata senza la persona a cui è dedicata.


In questo periodo penso ad esempio alla festa della mamma, e a quanto sia duro
vivere una festività così popolare per le tante persone che hanno perso questa
importante figura di riferimento.


Perdere un genitore è un dolore atroce, che viene spesso sottovalutato perché si pensa che
sia una parte normale della crescita di una persona e che capiti a tutti prima o poi nella vita, ma questo non riduce la sua intensità.


In particolare, visto che il legame tra madre e figlio è così speciale, dire addio alla persona
che ci ha portato in grembo, ci ha messo al mondo, ci ha nutrito, ci ha cullato e ci ha
accompagnato nei nostri primi passi è un’esperienza tremendamente difficile. La mamma è
la prima confidente, la persona a cui ci si rivolge per le prime pene d’amore, a cui si
raccontano i primi progetti di vita, la prima e più grande sostenitrice di un figlio, un pilastro dello sviluppo di ciascuno di noi.


Per chi vive ancora con la mamma questa perdita significa inoltre un cambiamento radicale, che costringe a ritrovarsi da soli a occuparsi di tanti compiti quotidiani. Spesso infatti nelle nostre famiglie è la mamma a prendersi cura dei figli, a occuparsi della casa, a tenere unita la famiglia, a organizzare le tante attività di ogni giorno.

Questo non significa che il papà sia meno amato o meno rimpianto dopo la morte, ma
quando è la mamma a mancare, ci si sente spesso come se fosse tutta la casa a crollare.


In questo stato d’animo, quando si avvicina la seconda domenica di maggio, i ricordi tendono a farsi ancora più penosi.


Lo stesso vale, ovviamente, anche per la festa del papà, e non solo. Si potrebbe fare lo
stesso discorso per San Valentino, che spesso è un giorno dell’anno insopportabile per chi
ha dovuto dire addio alla persona del cuore, per la giornata dei nonni o per qualsiasi altra
“festa comandata” che all’improvviso assume un gusto amaro.


Il fatto di vivere in un’epoca in cui siamo sempre iperconnessi non aiuta. Al giorno d’oggi
tutti noi ci ritroviamo sommersi, per settimane prima di ogni ricorrenza, da messaggi, email, pubblicità e promozioni che invitano a festeggiare. I negozi si riempiono di decorazioni a tema e tutti i discorsi sembrano convergere nella stessa direzione.


Vedere amici e conoscenti riempire i social di messaggi affettuosi e foto o ascoltare i colleghi che prendono un giorno di ferie da trascorrere insieme alla loro mamma può far crescere la tristezza, la rabbia o il senso di abbandono. Può stimolare la voglia di solitudine o al contrario spingere a cercare la compagnia degli amici e della famiglia, ma raramente lascia indifferenti.


Non è raro provare un senso di fastidio, rabbia o rifiuto non solo durante il giorno festivo, ma anche nell’arco delle settimane che precedono la ricorrenza.

Alcune persone provano una specie di invidia nei confronti di chi ha ancora la possibilità di fare gli auguri a qualcuno per la festa della mamma, o anche verso chi non apprezza questa ricorrenza e dimentica puntualmente di fare gli auguri a sua madre.

Altre si sentono ferite dall’insensibilità di coloro che le circondano, perché hanno ostentato la propria felicità in modo così indelicato. Altre ancora si chiudono in una corazza di indifferenza e aspettano che quel giorno passi cercando di distrarsi con altre attività.


Se anche tu hai perso tua madre di recente, oppure ti stai preparando a dirle addio a causa
di una malattia spietata, forse stai avendo simili reazioni e in generale ti senti sopraffatto
dall’arrivo di questa festa. È assolutamente comprensibile, tutti questi sentimenti fanno parte del tuo percorso attraverso il lutto o di quello che si chiama “lutto anticipato”.


Forse non riesci a comunicare quello che provi come vorresti e ti rendi conto che anche i
tuoi amici spesso non sanno come comportarsi quando si avvicina questa festa. Far finta di
niente per non rischiare di rendere tutto ancora più difficile per te, oppure far sentire la loro presenza con una telefonata o un messaggio affettuoso?


Come ripeto spesso sulle pagine di questo blog, non c’è un modo giusto o sbagliato di comportarsi. Proprio come ci sono mille modi diversi di passare attraverso il lutto.


Anche se la mentalità dominante spinge coloro che soffrono a “reagire”, “farsi forza” e
superare prima possibile il dolore per “riprendere a vivere”, chi come me lavora ogni giorno
accanto a famiglie che hanno perso un loro caro sa che esiste un modo diverso di vivere la
perdita per ciascuno di noi.


Quando si avvicina una festività spesso è ancora più difficile riordinare i pensieri, perché i
ricordi di altre ricorrenze passate insieme a chi è andato via si affollano nella mente e
provocano un groviglio di sentimenti contrastanti.


Perciò è comprensibile che tante persone si chiedano se è giusto festeggiare queste ricorrenze anche se si è a lutto.


Non si tratta, ovviamente, di una questione di galateo, il problema non è cosa prevede la
consuetudine. È più un dubbio che nasce da ragioni emotive. Non festeggiare sembra la
scelta più sicura e che permette di dare voce alla parte di noi che vuole negare la perdita
subita. D’altro canto festeggiare sembra in qualche modo confortante, perché consente di
aprire il cuore e lasciar fluire le emozioni.


Il dolore, certo, ma anche l’amore.

Se stai vivendo questa situazione, il consiglio che posso darti è di non costringerti a fare quello che non senti.

Alcune persone trovano consolatorio celebrare comunque
queste ricorrenze e dedicare la giornata al defunto, ma non esiste una regola.
Se ti fa piacere ripercorrere una tradizione e ripetere i gesti che di solito condividevi con il
tua madre dedicandoli a lei va benissimo. Potrebbe trattarsi di un dolce speciale da
cucinare, di una passeggiata in un luogo significativo, di comprare dei fiori o dei cioccolatini
o qualunque altro gesto porti dolcezza nel tuo cuore.


Se invece preferisci immergerti nel lavoro, o restare a casa in pigiama a guardare la tv e mangiare cibo spazzatura, o concentrarti su qualsiasi attività tu voglia, sentiti libero di farlo. Non devi neanche sentirti obbligato a rispondere ai messaggi degli amici che ti chiedono come stai. Se sono davvero affezionati a te capiranno le ragioni del tuo silenzio.

Ma se invece decidi di rispondere, concediti la possibilità di dare voce a quello che provi, senza nascondere i tuoi sentimenti dietro un “Bene, grazie” di cortesia. Inoltre ricorda che puoi scegliere di anno in anno quello che desideri fare, non devi per forza auto-etichettarti come “quello che odia la festa della mamma e non festeggia mai” o “quello che ama la festa della mamma, nonostante tutto, e festeggia sempre”.


A questo proposito, voglio farti leggere le parole di Barbara, una donna che ha perso sua madre da due anni e che ha voluto raccontare la sua esperienza in un gruppo online di
condivisione:


“L’anno scorso è stata la mia prima festa della mamma senza mia madre. Ho scelto di
ignorarlo e mi sono data da fare per non pensare a che giorno fosse. È stato strano. Per
tutta la mia vita ho sempre festeggiato e preparato qualcosa per lei. Quando andavo a
scuola erano dei disegni o dei lavoretti, poi crescendo li ho sostituiti con piccoli regali, fiori,
dolci preparati da me.
Mi sono data tempo per pensarci e quest’anno ho deciso di celebrare la festa della mamma!
Anche se sarà diverso da quello che vorrei fare, e anche se darei qualsiasi cosa per poter
festeggiare di nuovo con lei, celebrerò la sua vita.
Ho deciso di mantenere una tradizione che ho inventato con mia madre quando era viva:
preparare i biscotti a casa mia. È una delle ultime cose che ho fatto con lei quindi significa
molto per me. Trascorrerò la giornata ringraziando per tutte le feste della mamma che
abbiamo festeggiato insieme, guardando vecchie foto, ascoltando le sue canzoni preferite e
ricordando a me stessa che sono stata fortunata ad averla.
Sarà un po’ come dirle, a modo mio, che le voglio bene. Userò questa giornata per ricordare il suo amore”.

Come puoi leggere da queste parole, Barbara ha vissuto due volte la festa della mamma
dall’inizio del suo lutto e in entrambi i casi si è lasciata guidare da quello che sentiva. Il primo anno ha evitato qualsiasi festeggiamento, sforzandosi persino di ignorare la ricorrenza. Il secondo anno si è sentita pronta a celebrarlo e ha trovato conforto in una piccola tradizione.


Quello che puoi fare tu è trovare il tuo modo di vivere questo giorno. Ascoltando il tuo cuore, perché le piccole cose e i ricordi più semplici possono diventare qualcosa a cui aggrapparti per vivere questo periodo in modo il più possibile sereno.


Come vedi non ho ricette infallibili da regalarti, solo le mie riflessioni, che ho maturato
durante tutti questi anni di lavoro nell’agenzia di Onoranze Funebri della mia famiglia.
Le ho raccolte, insieme alle mie esperienze, e ai miei studi di psicologia in un libro che parla
proprio di come vivere la perdita di un proprio caro e di come prepararsi a salutarlo quando il giorno del suo addio si avvicina.


Si intitola “Quel che resta è l’amore” e mi farebbe piacere che lo leggessi, perché penso
possa esserti utile per accompagnarti in questo periodo così difficile.

Se ti va, puoi leggere la presentazione in questa pagina.

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